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 L'intervento politico nella filosofia e l'intervento filosofico nella politica del Trattato Teologico-Politico

 

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 La determinazione dell'autonomia reciproca di filosofia e fede, identificata nei soli principi di verità universali dei dogmi di obbedienza, che è lo scopo principale del Trattato Teologico Politico, ed il risultato conclusivo della sua interpretazione delle Scritture è l'intervento politico nella filosofia che vi effettua Spinoza.

La negazione che l'autorità dei teologi sia speculativamente vincolante, oltre i dogmi di pietà, e l'affermazione del supremo diritto di ciascuno a giudicare in materia religiosa, fatti salvi tali dogmi, tende ad impedire che l'asservimento della filosofia alla fede, o della fede alla filosofia, ad opera dell'arroganza dei teologi o a seguito dell' imposizione di leggi speculative discriminanti che siano emanate dalle autorità civili , possa servire innanzitutto in Olanda, alla costituzione di un blocco politico tra il volgo superstizioso e miserevole, i teologi ambiziosi e le forze criminali e retrive della feudalità, che se si compisse, sovvertirebbe l'autorità sovrana repubblicana, che il Trattato teologico politico intende invece sostenere, ed all'esame ed all'approvazione della quale l'opera è sottoposta.

L'Olanda era allora una Repubblica di Sette Province Unite, governate ognuna dalle istituzioni dei propri consigli comunali e Stati provinciali, ad essi erano sovraordinati gli Stati generali, cui la Unione di Utrecht ( 1579)  aveva attribuito i soli poteri di dichiarare guerre e di stipulare accordi e trattati internazionali. I fautori di un pieno decentramento politico-amministrativo e di una diffusa tolleranza in ogni ambito,- sociale, culturale, religioso e filosofico-, si rifacevano al pensiero politico di Pieter de la Court, l'autore dell'Interesse d'Olanda, e a  Johan de Witt, dapprima  pensionario di Dordrecht, ossia suo deputato permanente presso gli Stati generali,  e quindi gran pensionario degli Stati d'Olanda, a iniziare dal 1653, fino alla sua tragica fine nel 1672. Invece i fautori di un accentramento dei poteri che facesse capo a uno stadhouder generale, e di un controllo e di una censura rigida delle opinioni politiche e religiose, erano i sostenitori al contempo della riassunzione di tale carica da parte della casa d' Orange, che a iniziare da Guglielmo il Grande aveva tradizionalmente esercitato tale autorità, fino alla morte di Guglielmo II nel 1650. Essi , gli orangisti, volevano che a essere insediato come nuovo stadthouder fosse Guglielmo III, nipote di Carlo II d'Inghilterra, e per questo ostracizzato dallo stesso Cromwell.

 In corrispondenza del potere costituzionale federale,  le autorità religiose ufficiali della Chiesa riformata calvinista, esercitavano il loro potere di influenza e pressione intimidatrice mediante  concistori  cittadini, sinodi distrettuali e provinciali, mentre il più elevato organo giudiziario erano le Corti d'Olanda.

( cfr. Steven Nadler Un libro forgiato all'inferno, ai capitoli III, Rasphuis, e X, L'attacco).

 

L'effetto politico che tale intervento intende esercitare, è che i lettori, specialmente quelli che esercitano un'autorità politica influente, “ che si dedicherebbero alla filosofia con maggiore libertà, se non urtassero nell unico ostacolo di credere che la ragione debba fare da ancella alla teologia”, ai quali Spinoza confida che l opera “possa riuscire di grandissima utilità” ( Trattato Teologico Politico, Prefazione, pg.6), riconoscano la piena libertà di pensiero che la Fede è tenuta ad accordare alla Filosofia, la potestà che consente a ciascuno di interpretare liberamente i dogmi di pietà necessari all'obbedienza, e prendano atto dell'opposizione che invece sussiste tra i dogmi di pietà e di tolleranza della dottrina di salvezza dell'obbedienza insegnata dalle Scritture, e le passioni malvagie e l intolleranza della Superstizione:

Soltanto riguardo all'obbedienza od alla disobbedienza alle norme del diritto pubblico che regolano l'esercizio umano della pietà e della giustizia, gli uomini andranno pertanto riconosciiti eretici o pii.

In  " Un libro forgiato all'inferno", alle pagine 23-27 dell'edizione italiana, Steven Nadler compie una disamina molto acuta dei lettori a cui era indirizzato il Trattato Teologico-Politico, individuandoli a) nei filosofi in senso stretto , soprattutto quelli cartesiani, e anche aristotelici, docenti universitari o semplici lettori colti, tra i quali rientravano i suoi amici,  che erano laici secolari o devoti, i quali per lo più appartevevano alle sette cristiane minoritarie, di collegianti, quaccheri, mennoniti, anabattisti, ostili al principio di autorità gerarchico e dogmatico della Chiesa ufficiale,  b) nei teologi influenti più istruiti, ai vertici delle istituzioni ecclesiastiche e universitarie, c) nelle élites oligarchiche liberali dei regenten della Repubblica delle Sette Province Unite d'Olanda, in particolare i circoli che facevano capo a Johan de Witt,  mentre Spinoza ricusava di farsi leggere dalla moltitudine del volgo superstizioso,  secondo le stesse tesi fondanti già della nostra interpretazione.

Da tale intervento è ugualmente vanificato l'errore opposto dei filosofi che pretendono, come Mosè Maimonide, di fare della ragione il vero senso della Scrittura, addirittura “ matematicamente dimostrata”, la loro pretesa di un'annessione delle Scritture alla Filosofia, che ne sottoporrebbe l'interpretazione ad opera del volgo ignorante all'autorità esterna dei filosofi, che talmente essi disprezzano o dileggiano, con quale esito è fin troppo facile immaginare

"Inoltre, se questa opinione ( di Maimonide) fosse vera, seguirebbe che il volgo, il quale di solito ignora le dimostrazioni o non  in grado di dedicarvisi, non potrà ammettere niente della Scrittura se non in base all'autorità e alle testimonianze dei filosofi, e, di conseguenza, dovrà supporre che i filosofi non possano errare nell'interpretazione della Scrittura, e così ci sarebbe certamente una nuova autorità nella chiesa, un nuovo genere di sacerdoti e pontefici, che il volgo, più che venerare, deriderebbe." Trattato teologico-Politico, VII, pg. 84 dell' Edizione in Tutte le Opere, Bompiani, 2010))

Il volgo e i teologi che ne condividono la Superstizione, sono troppo accecati per non falsificare l'opera stessa di Spinoza, al punto da fargli auspicare che piuttosto l'ignorino.( TTP., Prefazione, pg.6).

La separazione di fede e di filosofia, l'intervento politico nella filosofia del Trattato Teologico-Politico, è peraltro il presupposto dello svolgimento . nella seconda parte dell'opera, da parte di Spinoza, del suo intervento filosofico nella politica, che consiste nella rivendicazione sia del diritto sulle cose sacre dell'autorità politica per conservarsi, che dell'inalienabilità della libertà di pensiero all'autorità sovrana, noiì che nelle tesi della subordinazione della fede nei suoi atti di culto esterno alle norme del diritto pubblico delle autorità sovrane, che conformano tutte le azioni alle leggi supreme della salute generale di tutto il popolo, e dell'emancipazione della filosofia e del pensiero rispetto ad esse,

Tale intervento filosofico nella politica, consiste insieme tanto nella dimostrazione del supremo interesse delle autorità sovrane, per conservarsi, ad assumere il diritto e l'autorità suprema circa le cose sacre, e a rispettare nello stesso tempo il diritto di pensiero e di giudizio dei cittadini, quanto nella dimostrazione della conformità di tale prassi con l'insegnamento delle Scritture.

La Superstizione subordina invece o la Filosofia all'istanza della lettera della Scrittura, o la Fede alle elucubrazioni filosofiche di Platone e di Aristotele, nelle quali secondo tali interpreti consisterebbe il vero senso delle Scritture, mentre insubordina il potere ecclesiastico ed il volgo incostante alla autorità politica sovrana.



 

 

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